Descrizione e sintomi

L’osteoporosi deriva dalla lingua greca: osteon che significa osso e poros – piccolo foro, è una malattia cronica sistemica e progressiva ad eziologia multifattoriale caratterizzata da una ridotta massa ossea, con deterioramento della 9 microarchitettura del tessuto osseo. Esse è dovuta ad uno squilibrio che determina una diminuzione della densità minerale ossea agendo sia sulla componente minerale (calcio e fosforo) sia sulla componente organica, che conduce ad un’aumentata fragilità e conseguente aumento del rischio di frattura. La incidenza dell’osteoporosi è sempre in crescita negli ultimi anni e perciò, l’importanza della prevenzione, della diagnosi precoce e di un appropriato trattamento è sottolineata da più parti, e per quanto concerne il panorama europeo in particolare dall’European Union’s Report on Osteoporosis.

La Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito l’osteoporosi come una malattia sistemica e progressiva caratterizzata da una riduzione della massa ossea e l’alterazione patologica della sua architettura, risultato una elevata fragilità ossea ed elevato rischio per fratture ossee. I fattori di rischio sono in parte non modificabili come l’età avanzata ed il sesso femminile, ma in maniera molto significativa anche dallo stile di vita del paziente – fumo, consumo di Alcool e BMI basso.

Cause

Esistono numerosi studi che dimostrano un aumento progressivo della incidenza di osteoporosi con l’invecchiamento. Questo aumento avviene dopo i 70 anni nei maschi, con un aumento progressivo della incidenza di fratture. Nelle donne invece, vediamo un’incidenza maggiore che aumenta progressivamente già da 50 anni dovuta alla menopausa. In realtà fino a 50 anni (età media della insorgenza della menopausa) i meccanismi patogenetici dell’osteoporosi sono simili sia negli uomini che nelle donne. Dopo la menopausa invece, la brusca diminuzione degli estrogeni porta ad una brusca accelerazione del tasso di perdita e di turnover osseo, risultando maggiore il tasso di incidenza di osteoporosi. Questa fascia di età potrebbe rappresentare l’età minimale per la prima densitometria ossea. Gli estrogeni hanno un ruolo importante nel mantenere un bilancio normale fra l’attività osteoblastica ed osteoclastica. Quando si riduce la concentrazione estrogenica, aumenta la attività osteoclastica e diminuisce quella osteoblastica ovvero, si ha un bilancio negativo del rimodellamento. Il risultato sono delle micro-cavità che indeboliscono rapidamente la forza ossea. Perciò, la menopausa è considerata la più importante fattore di rischio per lo sviluppo di osteoporosi in donne.

L’osteoporosi si suddivide in primaria (originale) o secondaria (conseguente ad altra patologia):

Osteoporosi primarie (95%)

Si suddividono in:

  • osteoporosi idiopatica (la forma più rara di tutte, la cui causa non è chiara[2])
  • osteoporosi di tipo I o post-menopausale (dovuta alla caduta della produzione ormonale estrogenica), che colpisce dal 5 al 29% delle donne in questo periodo della vita; interessa soprattutto le vertebre
  • osteoporosi di tipo II o senile (dovuta a varie cause, tra cui immobilizzazione, ridotto apporto di somatotropina, testosterone, calcio, magnesio, vitamina D, vitamina K e altri importanti micronutrienti, ridotta funzione dell’enzima 1a-idrossilasi che produce l’ormone attivo della vitamina D), che colpisce entrambi i sessi e si verifica a un’età più avanzata interessando fino al 6% della popolazione; interessa tanto la colonna vertebrale quanto le ossa lunghe (es. femore, omero), il bacino ed il polso.

Osteoporosi secondarie (5%)

Principalmente si verifica in corso di malattie endocrine (morbo di Cushing, malattie della tiroide e delle paratoroidi), di neoplasie (può essere facilitata anche da alcuni trattamenti anti-tumorali), di malattie croniche (bronco pneumopatia cronica ostruttiva, diabete mellito, scompenso cardiaco), di alcune malattie reumatiche (es. artrite reumatoide) e gastrointestinali (es. morbo di Crohn, celiachia) e per assunzione cronica di alcuni farmaci.

Gli effetti della terapia Enerpulse®

E’ stato dimostrato recentemente che l’utilizzo di campi magnetici pulsati è particolarmente indicata per la stimolazione della rigenerazione delle fratture e per rallentare il processo di diminuzione della densità ossea innescato dall’osteoporosi. Può essere applicata in modo mirato, concentrando l’applicazione su particolari distretti anatomici, o in modo totale (total body), sottoponendo l’intero organismo all’azione benefica dei campi magnetici pulsati.

La prima modalità è applicata in caso di patologie localizzate, dovute a trauma, sovraccarico, degenerazione, e nel caso della stimolazione della guarigione di fratture. Essa è impiegata anche per la stimolazione del riequilibrio dell’intero metabolismo e può favorire il rallentamento della perdita di sostanza minerale ossea dovuta all’osteoporosi.

I campi magnetici pulsati (PEMF) interagiscono con le strutture cellulari, sofferenti o danneggiate, favorendo il recupero delle condizioni fisiologiche di equilibrio. Agiscono sulle membrane cellulari favorendo lo scambio ionico tra i due lati della membrana. Questo porta a ripristinare la corretta potenziale transmembrana che è fondamentale per assicurare l’apporto di nutrienti all’interno della cellula, che in tal modo torna ad una situazione di “normalità”. In più i campi magnetici pulsati hanno un particolare effetto di stimolazione della migrazione degli ioni Calcio all’interno dei tessuti ossei, che è in grado di indurre il consolidamento della massa ossea.